Bolivia ha molte storie da raccontarti, e una delle più drammatiche ti attende nella città di Potosí, dove si erge l’imponente Cerro Rico, un rilievo che ha condizionato le sorti di un intero continente. Se hai in mente un Viaggio in Bolivia centrato sulla scoperta dei luoghi più iconici e profondi, visitare questa montagna d’argento sarà un’esperienza toccante, in cui capire non solo la storia coloniale, ma anche il presente duro dei minatori. Alcuni lo chiamano “la montagna che mangia gli uomini”, e capirai presto il perché.
Ti accompagnerò in questo post alla scoperta del Cerro Rico.
Sono Roberto Furlani, esperto di Centro-Sud America e della Bolivia (per cui, come tour operator, ho creato negli anni 24 programmi di viaggio); ho oltre 32 anni di attività professionale nel Turismo.
Questo, in cui ti trovi, è il mio Blog ” Viaggio-CentroSudAmerica“, in cui racconto in più di 950 post le straordinarie bellezze della Bolivia e dell’America latina.
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Cerro Rico: Una montagna di storia e sofferenza
La leggenda del Cerro Rico risale al 1545, quando alcuni pastori si imbatterono casualmente in un filone d’argento di cui nessuno immaginava la portata. Da allora, la montagna divenne il simbolo della straordinaria ricchezza di Potosí, uno dei motori economici del Virreinato del Perù. Per darti un’idea, si stima che nel corso dei secoli siano state estratte oltre 45.000 tonnellate di argento dalle sue gallerie, e si calcola che l’argento proveniente da Cerro Rico abbia fruttato alla Corona spagnola (e ai suoi intermediari) una somma che, a valori attuali, sarebbe pari a miliardi di dollari. Quei proventi servirono a finanziare guerre e spedizioni, la costruzione di chiese e cattedrali in Spagna e la vita lussuosa di una nobiltà che prosperava lontano dai luoghi d’estrazione.
Dietro a questa opulenza, però, si nascondono pagine di grande sofferenza. Per estrarre tutto quell’argento, si stima che almeno 60.000 e forse fino a 80.000 lavoratori – per la maggior parte indigeni e schiavi africani – si siano avvicendati nelle miniere tra XVI e XVII secolo, in condizioni durissime.
Le gallerie, che in alcuni tratti raggiungono una profondità di oltre 700 metri e si snodano per oltre 400 km di tunnel, erano (e in parte restano) luoghi soffocanti, con aria viziata e un pericolo costante di crolli.
La vita dei minatori era segnata da turni massacranti, dalla mancanza di protezioni adeguate e dalla necessità di ricorrere a foglie di coca per alleviare la fatica e la rarefazione dell’aria.
Con l’indipendenza della Bolivia, l’estrazione continuò, anche se non sempre in modo uniforme.
Periodi di nazionalizzazione e di riforme sociali hanno cercato di migliorare le condizioni dei minatori, ma solo a partire dal XX secolo si è iniziato a ridurre la sfruttamento più brutale, grazie all’introduzione di cooperative e a una maggiore attenzione ai diritti dei lavoratori.
Nonostante tutto, le condizioni rimangono ancora dure e pericolose. L’argento non è più abbondante come un tempo, ma il Cerro Rico continua a essere scavato: si trovano principalmente filoni residuali o nuovi filoni di minerali associati, come lo stagno, ed è un’economia di sopravvivenza per molte famiglie della zona.
Visitare il Cerro Rico: Un’esperienza indimenticabile e toccante
Se vuoi afferrare il vero impatto storico e sociale che il Cerro Rico esercita su Potosí, partecipare a un tour delle miniere diventerà quasi imprescindibile.
In genere, il punto di ritrovo è in uno degli uffici turistici situati nel centro storico della città, dove troverai agenzie specializzate che organizzano la visita con guide locali, spesso ex-minatori o persone che hanno un legame stretto con la comunità.
Appena arrivi, il personale ti darà qualche spiegazione sulle norme di sicurezza e su ciò che andrai a vedere, e spesso ti offrirà la possibilità di comprare piccoli doni da consegnare ai lavoratori all’interno dei tunnel: foglie di coca, bottiglie d’acqua, succhi, o persino bacchette di dinamite, utilizzate quotidianamente nei lavori di scavo.
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Come si svolge il tour e quanto dura
La durata di una visita tipica può variare da 2 a 3 ore, a seconda dell’agency e del livello di profondità che si decide di raggiungere. Il gruppo di solito è composto da 4-10 persone, in modo da consentire alle guide di seguire tutti e garantire un minimo di sicurezza. Una volta raggiunto l’ingresso delle gallerie (spesso con un breve tragitto in minibus o taxi dal centro di Potosí), verrai equipaggiato con casco, lampada frontale e, in alcuni casi, una mascherina antistatica o un respiratore base per filtrare le polveri. Gli operatori seri si accertano di verificare le tue condizioni di salute e il tuo grado di confidenza con gli ambienti chiusi.
Entrando nei cunicoli stretti e scarsamente illuminati, percepirai immediatamente l’aria rarefatta e polverosa. La guida ti mostrerà i binari su cui scorrono i carrelli carichi di minerale, le varie postazioni di scavo, i piccoli altari dedicati al Tío(divinità locale della miniera) e magari ti racconterà qualche aneddoto su come si vive nei turni notturni.
Talvolta, a metà percorso si fa una breve sosta in cui i minatori e i visitatori si scambiano qualche parola e un po’ di coca o rinfreschi. Non c’è un tragitto fisso: ogni cooperativa mineraria ha percorsi e livelli di scavo differenti, quindi l’esperienza può variare leggermente tra un tour e l’altro.
Cosa si vede e a chi è adatta la visita
Durante la visita, potresti vedere all’opera i minatori che caricano i carrelli, fanno brillare piccole cariche di dinamite e lavorano in spazi angusti. È un momento di forte impatto emotivo, non solo per la durezza delle condizioni di lavoro, ma anche per la consapevolezza che la montagna, pur essendo meno ricca di un tempo, continua a “dare da vivere” a tante famiglie. Non è un itinerario adatto a bambini molto piccoli o persone con claustrofobia e problemi respiratori: la presenza di polveri e la scarsa ventilazione possono creare disagi significativi. Chiunque decida di partecipare dovrebbe prepararsi a camminare piegato in passaggi stretti, a salire e scendere scalette improvvisate e a far fronte a possibili sbalzi di temperatura.
Quanto costa e perché affidarsi a tour responsabili
Il costo del tour può oscillare tra i 70 e i 120 bolivianos (circa € 10-17), a seconda del servizio offerto, della durata e se include eventuali spostamenti con mezzi privati.
Alcuni operatori propongono pacchetti più completi, che includono un briefing iniziale con visita a un mercato minerario, dove si acquistano doni per i lavoratori.
È fondamentale scegliere agenzie che rispettino le cooperative di minatori e riconoscano un compenso adeguato per la collaborazione. In questo modo, sostieni in parte l’economia locale e contribuisci a limitare il fenomeno del “turismo-mordi-e-fuggi” che ignora le realtà più dure di Cerro Rico.
Consigli per affrontare il tour
• Indossa vestiti comodi e scarpe robuste (magari da trekking), pronti a sporcarsi di polvere e fango.
• Evita di portare con te oggetti di valore: le gallerie sono anguste, e c’è il rischio di urtare o di perdere qualcosa durante il percorso.
• Se avverti difficoltà respiratorie, fermati subito e avvisa la guida: meglio uscire prima, piuttosto che aggravare un eventuale malessere.
• Mantieni un atteggiamento rispettoso verso chi lavora in miniera: scatta foto con discrezione, chiedi il permesso se vuoi immortalare i minatori e ricorda che il loro è un lavoro estremamente faticoso.
La vita dei minatori del Cerro Rico
Chi lavora all’interno del Cerro Rico appartiene in gran parte a cooperative minerarie, forme di organizzazione in cui gruppi di minatori gestiscono in maniera indipendente l’estrazione del metallo.
A volte si tratta di famiglie intere che tramandano questo mestiere da generazioni, alimentando una tradizione fatta di riti propiziatori e credenze radicate, come la venerazione del Tío, una divinità pagana ritenuta protettrice del sottosuolo.
Le condizioni di lavoro restano estremamente dure: temperature variabili, polveri che danneggiano i polmoni e un costante rischio di crolli.
Tuttavia, i minatori vedono nel Cerro Rico la fonte di guadagno immediato, preferendo affrontare pericoli elevati piuttosto che la disoccupazione e la povertà in altre zone del Paese.
Se ne avrai l’occasione, parlare con un minatore ti aiuterà a comprendere le sfide e le speranze di chi vive legato a doppio filo con la montagna. Per loro, il Cerro Rico non è soltanto una fonte di sostentamento, ma anche un simbolo d’identità e una testimonianza delle difficoltà che la Bolivia intera ha dovuto superare nei secoli.
Il Cerro Rico oggi: Tra sfruttamento e speranza
Oggi, il Cerro Rico si trova in una fase critica. L’estrazione in profondità e il sistematico indebolimento delle strutture geologiche hanno aumentato i rischi di frane. Molte aree della montagna sono minacciate da cedimenti che potrebbero compromettere l’intera stabilità del sito e mettere in pericolo la vita dei minatori.
Inoltre, c’è un lato ambientale non trascurabile: l’inquinamento da metalli pesanti e l’utilizzo di sostanze chimiche rischiano di impattare pesantemente sulla salute pubblica e sugli ecosistemi locali.
Ma c’è anche chi si batte per un modello di sviluppo più consapevole.
Alcune iniziative nascono per migliorare la sicurezza sul lavoro e fornire alternative economiche alle comunità, come il turismo responsabile: far conoscere ai visitatori la realtà di Potosí e delle sue miniere, senza trasformarla in uno spettacolo, ma mantenendo il rispetto verso chi, ogni giorno, affronta la montagna.
Progetti di cooperazione internazionale mirano a rendere le tecnologie di estrazione meno invasive e a bonificare le aree più inquinate, provando a coniugare l’eredità storica con il bisogno di garantire un futuro dignitoso alle generazioni presenti e future.
Consigli per un viaggio responsabile a Potosí
Se decidi di visitare Cerro Rico e Potosí, il primo passo per agire in modo responsabile è scegliere un tour operator che rispetti i diritti dei minatori e offra condizioni di visita etiche.
Informati su come l’agenzia retribuisce le famiglie locali e se collabora con le cooperative in modo trasparente.
Cercare e acquistare artigianato prodotto in loco può fornire un piccolo sostegno all’economia del posto, mentre trattare con cortesia e sensibilità la gente del luogo è un segno di rispetto, soprattutto per chi si trova in una situazione di estrema precarietà.
Ricorda di portare con te contanti in bolivianos, dato che i circuiti internazionali non sono sempre diffusi in aree minori, e di indossare indumenti adeguati all’altitudine, muniti di protezione per il sole.
Fai attenzione all’altitudine Se ti manca il fiato o hai mal di testa, concediti un po’ di tempo per acclimatarti: Potosí è una delle città più alte al mondo (qui siamo a 4090 metri slm) ed è tra i luoghi in Bolivia dove l’altitudine può farsi sentire in modo importante.
👉 Leggi il mio post Altitudine in Bolivia >>
Infine, un atteggiamento aperto, curioso ma rispettoso ti aiuterà a vivere a pieno l’esperienza, cogliendo la grandezza e la drammaticità di una montagna che ha dato tanto all’intero mondo e allo stesso tempo ha richiesto sacrifici immensi.
Cosa vedere in Bolivia
Sei curioso di esplorare la Bolivia e non sai da dove iniziare? Nel mio articolo “Cosa vedere in Bolivia” ho raccolto 18 destinazioni che, secondo me, meritano davvero la tua attenzione.
Innanzitutto, La Paz ti colpirà con i suoi contrasti: camminando per Plaza Murillo e curiosando nel pittoresco Mercato delle Streghe, senti subito l’energia di questa capitale d’alta quota.
Se ti piace la mountain bike e vuoi cimentati in uno dei percorsi più singolari del mondo, ecco la Carretera de la Muerte, l’ex strada più pericolosa al mondo, che collega La Paz (m 3600) con Coroico (m 1500).
Da La Paz puoi spostarti verso il Salar de Uyuni, un’immensa distesa di sale dove il bianco del suolo si fonde all’azzurro del cielo in riflessi fuori dal comune, ideale punto di partenza per poi raggiungere la Laguna Colorada, la laguna Hedionda, il deserto di Siloli, l’imponente Valle de Rocas e lo spettrale Cimitero dei Treni.
Se preferisci avventure più legate all’ambiente montano, il Parco Nazionale Sajama ti offre vulcani imponenti e momenti di relax nelle sorgenti termali.
Trovi poi Sucre, la cosiddetta “città bianca” della Bolivia, dove gli edifici coloniali e le strade acciottolate raccontano storie di altri tempi.
Approfitta della domenica per fare un salto al mercato di Tarabuco, e lasciati tentare dai tessuti tradizionali e dalla vitalità locale.
Spostandoti verso Potosí, ti ritrovi in una delle città situate a maggior altitudine al mondo, caratterizzata dal Cerro Rico, la montagna argentifera che ha scritto un capitolo essenziale della storia coloniale.
Un’altra città da tenere presente è Cochabamba, con la sua celeberrima statua del Cristo de la Concordia, la più alta del Sud America, e il vicino Parco nazionale Torotoro, dove potrà ammira, tra l’altro le impronte dei dinosauri di milioni di anni fa
Il Titicaca è il lago navigabile più alto del mondo; siamo a 3800 metri di altezza.
Se cerchi pace e tranquillità, dei passare almeno una notte sull’isola del Sol; all’andata o al ritorno fermati anche all’isola della Luna.
Per un bagno di folla, soprattutto se avrai la fortuna di assistere al battesimo di un auto appena acquistata, devi sostare a Copacabana, da cui si parte per le due isole, merita più che una semplice visita.
Il Carnevale di Oruro è probabilmente la manifestazione popolare più grande e più famosa della Bolivia, in grado di attrarre, ogni anno, circa 400 mila persone,
Non puoi perdere una visita al Tour delle Missioni, un’esperienza unica che ti porterà a scoprire l’eredità gesuitica del paese: insediamenti costruiti dai Gesuiti tra la fine del secolo XVII e la metà del XVIII, per diffondere il Vangelo e instaurare rapporti civili, collaborativi e proficui con gli indigeni.
Il tour termina a Santa Cruz della Sierra.
Ogni località citata nel mio post offre un’esperienza unica e indimenticabile. Che tu abbia dieci, quattordici o venti giorni a disposizione, la Bolivia saprà sorprenderti con le sue bellezze!
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La mia esperienza al tuo servizio
Per visitare il Cerro Rico, Potosí e la Bolivia puoi fare affidamento su di me: sono Roberto Furlani, esperto della Bolivia e dell’America latina, che ho ideato e realizzato il blog Viaggio-CentroSudAmerica.com, in cui ti trovi.
Grazie a più di 32 anni di attività nel Turismo e a oltre 120 programmi di viaggio in America latina (vedi oltre), di cui oltre 24 per la Bolivia, posso costruire itinerari personalizzati e sicuri per vivere appieno tutte le destinazioni del Paese.
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Mi chiamo Roberto Furlani e lavoro con passione nel Turismo da oltre 32 anni, di cui 15 passati a dirigere l’Ufficio Turismo del WWF Italia (Fondo Mondiale per la Natura) e 12 come Tesoriere di AITR (Associazione Italiana Turismo Responsabile).
Grazie anche a questa ricca esperienza sono oggi Responsabile Prodotto e Tour operator per Evolution Travel (il Network che conta più di 600 consulenti di viaggio on line), per cui ho creato più di 120 programmi di viaggio, con cui potrai scoprire il Centro-Sud America!
Troverai tutta la mia storia nel “chi sono”; aggiungo solo che per 22 anni sono stato giornalista pubblicista delle pagine scientifiche del Corriere della Sera.
E’ stato così per me estremamente naturale dare vita al Travel Blog Viaggio Centro Sud America in cui ti trovi e creare più di 900 post e video che, spero, ti aiuteranno a conoscere e amare intensamente come me questa Regione del nostro Pianeta.
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